2013  
     
  Dora Doncheva, "Bar Code", il testo critico, catalogo  
     
  Normalmente il codice a barre è un insieme di elementi grafici a contrasto, leggibili da un sensore a scansione, che si riferiscono a determinati dati che rimandano ad un prodotto specifico. Nel lavoro ...                 leggi ancora>>  
     
  2012  
     
  Francesca Piersanti, Ledro Land Art progetto, "Cow Show", il testo critico  
     
  Il lavoro di Paolo Vivian è una considerazione sulle forme della natura e le loro corrispondenze materiali e figurative. In una radura in cui pascolano ...  
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  2011  
     
  Mario Cossali, "Memoria & Materia", il testo critico, brochure  
     
  Paolo Vivian si muove compiaciuto tra legno, pietra e vari cromatismi, inventa forme che hanno della memoria il carico più vitale, non quello doloroso o nostalgico. Vogliono certo, totemicamente, conservare tracce, ma ...  
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  2010  
     
  Fiorenzo Degasperi, "Mitologia del legno", il testo critico, la monografia  
     
  Il lavoro dell`artista è fatto, prevalentemente di riduzione. Togliere dalla materia, modificarla in modo che si arrivi ad un`essenzialità spuria in sintonia con la propria idea. Senza niente togliere alla concettualità che vuole imprimere al legno ...                        leggi ancora>>  
     
  2009  
     
  Paolo Zammatteo, "Fra Spirito e Memoria", la presentazione, la mostra personale  
     
  Il progetto di Paolo Vivian "Fra Spirito e Memoria" riunisce momenti diversi dell'attività creativa di due anni. L'intreccio, i titoli delle opere, gli elementi di richiamo reciproco suggeriscono ...                          leggi ancora>>  
     
  Renzo Francescotti, dal libro "Bottega d`artista"  
     
  Paolo Vivian ha cominciato lavorando il legno trovato,i legno polihromi, pasando poi ad altri materiali (lavorati da soli o assieme) come il ferro, il marmo, le pietre, e ...  
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  2008  
     
  Dora Doncheva, "Memorie dello spirito", testo critico, brochure  
     
  Archeologia della memoria, personale e collettiva. Anteprima del deposito di esperienza umana, il dialogo tra lo storico, religioso e di coscienza personale, libero dalle limitazioni della materia attraverso ricerche dello spirito ....                                                    leggi ancora>>  
     
  Giorgio Fogazzi, Sensazioni e colori, presentazione  
     
  Mi piace pensare che l’eroismo consista nel coraggio consapevole di spendere e apprezzare la vita nei modi in cui ci viene donata, per esserne dei protagonisti e non semplici spettatori, indifferenti o critici, o semplici fruitori di una neutrale sussistenza ....                  leggi ancora>>  
 

 

 
  Marco Tomasini, “Morfologia della memoria”, testo critico, catalogo,  
     
  Con Paolo Vivian, la scultura si crea e vive all’insegna della semplicita e dell’interazione. Legno, pietra, con l’ausilio di cromatismi, ci parlano di presenze strane ora umane, ora animali, comunque sempre esseri pulsanti di vita.....                                                        leggi ancora>>  
     
  2006  
     
 

Dr. Pierino Anesin,. “Vivian – animal”,  presentazione,mostra personale

 
     
  “Anima, Amore e Animali giungono alla mia psiche insieme, indistinguibili, un nodo che lega anima e bestia, desiderio e divinita, anima e animale ” C.G.Jung Nello splendore dei colori autunnali che preludono al letargo invernale, Paolo Vivian ritorna a sollecitare i cittadini della sua Pergine con “ animal ” ...                     leggi ancora>>  
     
  2005  
     
 

Dr. Maurizio Scudiero, “Spiritualita e modernita del primitivismo di Paolo Vivian”, brochure, testo critico,

 
     
  Da qualche anno ormai, il lavoro di Paolo Vivian, artista che ha iniziato la sua carriera come pittore ma che ora e, di fatto, soprattutto scultore, si svolge nel riferimento di alcune coordinate precise......                    leggi ancora>>  
     
  2004  
     
 

Dr. Graziella Anesin, “L’Arte di Paolo Vivian”, presentazione,

 
     
  Emerge nell’eterogenea  ormai copiosa produzione artistica di Vivian un tratto silenzioso,che proprio dal silenzio trae la sua preponderanza....        leggi ancora>>  
     
  1999  
     
 

Dr. Michele Pizzini, “Il Totem di Paolo Vivian“, presentazione,

 
     
 

Tutto sommato pero le sue opere rimangono a mezza strada fra pittura e scultura.Da una parte la sensibilita coloristica,dall’altra la perizia nell’esprimersi con i materiali lignei e misti.....                            leggi ancora>>

 
     

Morfologia della memoria

Con Paolo Vivian, la scultura si crea e vive all’insegna della semplicita e dell’interazione. Legno, pietra, con l’ausilio di cromatismi, ci parlano di presenze strane ora umane, ora animali, comunque sempre esseri pulsanti di vita. Presenze immolate a un compito esemplare: testimoni di memoria. Perche cio che sta al loro interno diviene certezza di esistenza nell’incessante trasformazione della vita. Gia Eraclito lo aveva detto che tutto cambia continuamente e ogni cosa si trasforma in un’altra. Il “panta rhei”, il tutto che scorre e che e un continuo divenire. E se la vita e in perenne trasformazione, tutto cio che e accaduto nel passato e quindi a continuo rischio di scomparsa perche, soprattutto nella nostra contemporaneita, gli eventi si susseguono incessantemente e nessuno ha il tempo di lasciare delle tracce. Tutto, le nostre origini, il senso della vita parrebbe scomparire nell’oblio. Ma c’e un filo rosso che lega tutto e che si chiama memoria collettiva, perche non e solo memoria del singolo, ma appartiene a tutti. E noi, appartenenti a un determinato gruppo sociale, tra tantissimi altri gruppi, portiamo appresso le tracce del nostro passato, pronti a trasmetterle alle generazioni successive in relazione alla nostra storia e alle nostre tradizioni. Cosciente che e fondamentale restare aggrappati a quel filo rosso che velocemente si srotola all’infinito, Paolo Vivian realizza dei totem che ci permettono di interagire con quell’infinito che andrebbe avanti anche senza di noi. Le sue sculture hanno quindi una tendenza alla verticalita, un andamento vettoriale che e un collegamento, dal sapore ancestrale, tra terra e cielo, come un passare dal solido allo spirituale. E se Eraclito diceva che tutto tende a trasformarsi nel suo contrario, e che alla base di ogni cosa vige il contrasto e la lotta tra gli opposti, ecco quindi l’eterna dialettica cui l’uomo sottosta, dove dai contrasti emerge un’unita di fondo, un flusso che diviene energetico grazie alla presenza di elementi che denotano la memoria collettiva, come i nostri stati d’animo e la nostra intelligenza. Questi elementi, nei lavori plastici di Vivian si presentano sotto forma di tasselli che si incastonano nella struttura primaria della scultura. Piccoli ma fondamentali frammenti colorati, perche differenti sono i nostri stati d’animo e che rendono vive le sue sculture, annullando in tal modo la staticita delle stesse. Questi parallelepipedi come materializzazioni della memoria collettiva li abbiamo trovati in tante sculture dell’artista, conficcati nelle vene del legno, nei suoi anfratti. Da qualche tempo Paolo Vivian si e focalizzato su queste semplici ed incisive strutture primarie, isolandole dai contesti scultorei nei quali si permeavano, dando loro completa autonomia. Perfetti ed astratti nella loro realizzazione, i cubi colorati si impossessano dell’ambiente anche quello piu anonimo come puo essere il muro esterno di un’abitazione, influenzandolo e arricchendolo. Ultimamente, questi cubi colorati, in un raffreddamento stilistico progressivo e sempre piu volto a un' essenzialita minimalista, si sono aperti, tanto da diventare dei contenitori le cui pareti interne specchianti ci parlano d’ intimita, segreti ed emozioni, memorie che questi serbatoi raccolgono e che ogni spettatore puo riempire con il proprio intimo vissuto.

Marco Tomasini

“L’Arte di Paolo Vivian”

Emerge nell’eterogenea  ormai copiosa produzione artistica di Vivian un tratto silenzioso,che proprio dal silenzio trae la sua preponderanza. Viene discretamente e solidamente a imporsi nel paesaggio variegato delle opera che sempre in Vivian possiedono la forza della passione vitale,talvolta dell’eccesso che cerca di colpire l’osservatore per trarne dialettica, interlocuzione. E un element di silenzio che si e fatto spazio dentro uno stile esplicito che vuole elicitare l’interrogazione sul mondo, e dove talvolta il discorso si fa ironico o provocatorio, anche attraverso la nominazione di certe  opere che acquistano il peso di presenze pensanti che si oppongono al precario quieto vivere. Da questa domanda urgente che coglie gli epifenomeni dell’esistente, non cercata emerge una piu ancestral domanda, silenziosa, che in se e gia risposta, condensata nella serie “Memorie”. E qui che si verificano le incursioni introvertite  dell’artista nella profondita del senso dell’esistere, mai cupe, quanto  piuttosto innocenti. Si legge nei parallelepipedi agglomerate incastonati in superfici vaste e sobrie il tentativo di fermare i nodi essenziali della vita, le significanze individuali, le memorie.Trame emergenti nel flusso  vitale, biografie interiori. E un’indagine  del profondo che perviene a un senso dell’umano permeate da una religiosita laica e piana, dove il personale si identifica con il collettivo attraverso memorie  archetipe.

Dr. Graziella Anesin

“Il Totem di Paolo Vivian“

Tutto sommato pero le sue opere rimangono a mezza strada fra pittura e scultura.Da una parte la sensibilita coloristica,dall’altra la perizia nell’esprimersi con i materiali lignei e misti. Il risultato e cromatismo fuso con plasticita, che richiama le verticalizzazioni di Kupka.I motivi sono astratti, o comunque cercano di astrarre la realta,ma non sono pienamente ontologici:oscillano tra la dimensione dei segni reali e quella dei segni dell’essere. Sono richiamati significati interni  ed allegoristici, che rappresentano  veicoli d’interpretazione spirituale. La forma del totem, in questo contesto, si presta nel modo migliore: da simbolo a feticcio, a presenza di volume nello spazio che puo essere inserita e vista nel contesto dimensionale che lo circonda, oppure, idealmente,anche dentro di noi……ricerca di un’ascesi verso l’infinito, o comunque verso un confine ancora da scoprire. Una vita che nasce – intorno il nulla – omeglio, quello che non e piu,la terra bruciata intorno a noi e dentro di noi. Puo essere uno scenario post-atomico, una piccolo speranza, uno spiraglio di luce, una rinascita macrocosmica od un semplice stimolo per ricominciare.L’importante e cogliere la sensazione del momento. Questo e il messaggio di Vivian: un’indole libera, positiva,ma nello stesso tempo  critica, contestatrice, ironica, provocatoria… come le sue opere.

Michele Pizzini

 

“Spiritualita e modernita del primitivismo di Paolo Vivian”

Da qualche anno ormai, il lavoro di Paolo Vivian, artista che ha iniziato la sua carriera come pittore ma che ora e, di fatto, soprattutto scultore, si svolge nel riferimento di alcune coordinate precise. Tali riferimenti, che sono, di fatto, allusioni esplicite al lavoro di grandi artisti del passato, come Brancusi, oppure piu recenti, come Adolf Vallazza, non vanno pero fraintesi, nei termini cioe di una pedissequa imitatio, o nella riproposizione di moduli ormai storicizzati, e percio desueti, quanto piuttosto sulla falsariga di quel meccanismo della “citazione” che, nell’arte contemporanea, ha la precisa funzione di una vera e propria “attualizzazione” di un’idea, cioe di una prassi che fa in modo che quell’idea divenga propriamente un“linguaggio”.In altri termini e la scelta di origine di un media,o di una tecnica, o di una declinazione semantica, che ne determina poi la sua estensione temporale alla ricerca di riferimenti nel passato che ne giustificano una rilettura nell’ambito della contemporaneita.

Nel caso di Paolo Vivian, il concetto di fondo e quello del recupero di materiali lignei che abbiano gia avuto una funzione, che dunque possano portare in “dote” un precedente “vissuto”. E fin qui niente di nuovo sotto il sole. Vivian pero, a questa valenza che di per se sarebbe gia stimolante proprio in virtu dell’ampio spettro di possibilita creative che puo offrire ad un artista, vi aggiunge anche una componente iconico-spirituale, in cio ricollegandosi alla pratica delle sculture- simulacro tipiche dell’arte tribale, a tutte le latitudini. Da tutto cio ne risulta un composito universo di simboli e di referenti che assumono, appunto, valori “totemici”, cioe di “alberi della vita” in quanto elementi di collegamento tra cielo e terra. Oppure elementi sui quali, infine, Vivian va ad “innestare”,ma non come “corpi estranei”, frammenti di modernita, in forma di materiali tecnologici, alieni e opposti per “vissuto”, a quelli lignei e delineare un nuovo ordine di “memorie” che si sovrappongono le une alle altre: quelle antiche dei materiali, quelle attuali degli inserti e quelle dell’artista.

 Ecco, dunque, perche, come affermavo piu sopra, quei referenti cui spesso Vivian occhieggia, quand’anche siano espliciti, rimangono tali solo nella sfera puramente formale, in quanto il loro significato profondo, calato in questa nuova ricollocazione, ne esce completamente alterato, cioe “rimodulato” sulla contemporaneita, e in cio assume una valenza del tutto moderna che supera il proprio vissuto e lo colloca in un preciso contesto storicizzato.

In sostanza Paolo Vivian opera nei meccanismi geologici della Memoria, proprio perche questa ha una struttura stratigrafica per la quale i ricordi piu vecchi sono via via coperti ed obnubilati da quelli piu recenti. Sono quelli che in Oriente chiamano i “veli di Maya”,
la dea dell’Illusione. Essa, con una serie di veli, copre via via i ricordi piu dolorosi, perche sarebbe insopportabile il vivere con la loro presenza quotidiana nella nostra mente. Ma se un “archeologo della Memoria” scava e rompe qua e la questi veli, puo recuperare frammenti anche banali di esistenza che avevamo per sempre dimenticato. Sono tessere di un grande mosaico che, per analogia, possono essere simulate con tessere colorate laddove ad ogni colore corrisponde uno “stato d’animo”.

Ecco allora che questi inserti, collocati sulle superfici di reperti gia pregni del loro vissuto,
vanno a dare corpo a nuove sinergie, ad un intreccio di memorie, a dialoghi mai detti, o mai uditi.E, anche, l’intreccio dei Tempi, degli infiniti ritorni di una scintilla divina che passa di corpo in corpo, di anima in anima e della quale ci rimane, alla fine, solo un involucro vuoto.
Ecco, in sostanza, il “pensiero forte” che sta dietro al lavoro di questo artista. “Forte”, perche “profondo”.E “profondo” perche va a scoprire sotto ai “veli” quei terminali nervosi che sono propriamente la spina dorsale di una razza e che si perpetua generazioni dopo generazioni, e che continua a vivere anche quando la prima genia e gia polvere della polvere. E, infatti, in questo suo slancio epico verso l’alto, in questo verticalismo mistico che Paolo Vivian rivive e ci fa rivivere con quell’identificazione quasi tribale, appunto totemica, il coinvolgimento degli esseri umani con i simboli del divino.

Quel grande scultore che fu Othmar Winkler mi disse un giorno che «l’arte e tutta sacra, anche quando pen-si che quello che fai non lo sia». E questo proprio perche
l’arte e la liberazione del nostro impulso e del nostro tendere a quell’altrove che sta su in alto, verso la luce, e che da sempre, da quando l’uomo delle caverne adorava il Sole e la Luna, ci governa e ci da la vita.
L’arte, ci dicono queste sculture di Vivian, non e solo forma, non e solo colore, ma anche pensiero.

Dr. Maurizio Scudiero

Homo erectus
 
L'homo erectus fu il primo uomo che uso il fuoco. Lo fece 1.500.000 anni fa. lo provo a cercare parte della memoria di quel fuoco...e un totem con l'elemento fuoco. Simbolo di passione, amore, vita e morte e anche energia vitale, per molte culture il fuoco e Dio.
il totem ha solo pochi minuti di vita. E' un segno nell'aria e dopo essere nato, muore.

P.V.

Cromozoma

Ho iniziato il progetto cromosoma dopo aver visto il lavoro di Michal Rovner alla biennale di Venezia del 2003. Nel padiglione d'Israele l'artista aveva delle installazioni video e una fra queste mi colpi particolarmente. Erano delle piccole figure, che si muovevano su un piano orizzontale all'interno di un cerchio, questo tondo luminoso ricordava la visuale di un microscopio. Compresi dopo che erano persone riprese dall'alto che andavano verso i forni crematori, fui colpito dai disegni che queste piccole figure formavano incrociando le traiettorie. Sembravano dei microrganismi che in un certo punto creavano una X simile al cromosoma. Vidi cosi il cromosoma del male nell'uomo e l'uomo come un virus per la terra...

P.V.

Memorie dello Spirito

Archeologia della memoria, personale e collettiva. Anteprima del deposito di esperienza umana, il dialogo tra lo storico, religioso e di coscienza personale, libero dalle limitazioni della materia attraverso ricerche dello spirito. Cosi, in generale, siamo in grado di interpretare i messaggi di Paolo Vivian espressi attraverso la scultura, l'installazione e gli oggetti del progetto "Memorie dello Spirito", esposti a castel Sant`Angelo nell`Abbazia di Novacella. Questo monastero, il piu grande centro culturale e spirituale d`Europa durante il Medio Evo, ha provocato l'interesse creativo dell` artista, perche pieno di archetipi e strati culturali.  Il progetto "Memorie dello Spirito" comprende 20 opere - sculture, installazioni e oggetti di legno, metallo, pietra, polvere d` argento e pigmenti, dando corpo alla sua ricerca creativa e artistica degli ultimi anni.
Nel progetto di Paolo Vivian, la memoria e come un deposito per le esperienze umane universali e le emozioni della vita, prendendo le forme di legno, metallo e pietra, sono diffuse in aria intorno a loro e ai cambiamenti d'aura in questo spazio. Il Colori sono l'altro strumento per la creativa dissezione.  L'autore durante il suo viaggio, lascia segni di esistenza in ciascuna delle  opere , sotto forma di piccoli cubi colorati, un simbolo della memoria. Il fruitore entra nella nuova realta attraverso il gioco di luce, ombre e riflessi e da li, dentro se stesso,  nella profondita di questo microcosmo che e macrocosmo. La chiave di questo viaggio e il silenzio e la contemplazione.
L'enfasi del  progetto e "Aurora dello spirito", un' opera, che Paolo Vivian realizzera durante l`esposizione,  guidato dallo spazio e dalla sua aura.La forma del totem espressa attraverso una struttura robusta costellata da pezzi di memoria, cubi con i colori della speranza, speranza per un libero volo dello spirito.

Dora Doncheva
curatrice

Sensazioni e colori

Mi piace pensare che l’eroismo consista nel coraggio consapevole di spendere e apprezzare la vita nei modi in cui ci viene donata, per esserne dei protagonisti e non semplici spettatori, indifferenti o critici, o semplici fruitori di una neutrale sussistenza.
Questo coraggio e l’insegnamento fondante della civilta che chiamiamo Occidente, ed e la forza vitale che ci colloca di fronte a qualsiasi esperienza.
Non fa differenza se le sollecitazioni ci vengono dalla natura, oppure da cio che, per tradizione, consideriamo opera dell’uomo; anche quando l’incontro lievita nella sacralita dell’arte.
L’occhio deve mantenere la limpidezza del bimbo che chiede, perche non accetta di offuscarsi nel pregiudizio  della sapienza che giudica.
Questo e l’atteggiamento che ci si propone all’incontro delle immagini plasmate nella mano spirituale di Paolo Vivian, con l’umilta che arricchisce gli uomini di buona volonta; per apprezzare, uniti all’artista, l’essenza divina che sollecita l’identita, e ne segna il percorso, sull’onda liberata dalla pura sensibilita; e la fatica di Paolo gratifichera la fede nella capacita di lievitare lo specchio in cui riconoscersi, e donera agli uomini, capaci di curiosita e amore, il dono di potersi misurare con il Creato che affiora.
In questo modo il paesaggio naturale si arricchisce del Divino in cui consiste, affinche l’ascolto paziente e fecondo della virtu traduca il sentire nelle strutture dell’identita, che popolano l’eterno.
Le sensazioni che provo, ascoltando le geometrie colorate che popolano le sculture, suggeriscono il momento in cui la fede operosa diventa certezza di limiti, e dona all’Universo la Creazione che si compie; sublimando le percezioni, d’incerte e solo apparentemente solitarie, cornici.

Giorgio Fogazzi

“Vivian – animal”

“Anima, Amore e Animali giungono alla mia psiche insieme, indistinguibili, un nodo che lega anima e bestia, desiderio e divinita, anima e animale ” C.G.Jung Nello splendore dei colori autunnali che preludono al letargo invernale, Paolo Vivian ritorna a sollecitare i cittadini della sua Pergine con “ animal ” , una raccolta di opere e sculture di grande fascino ed interesse sociale, dove l ’ invito forte dell ’ affermato artista locale e proprio un richiamo ad evitare il letargo dell ’ anima in un complesso contesto attuale dove ognuno fa fatica a ritrovare la bussola del vivere armonioso e dove forse il recuperare l ’ animalita del creato diventa oggi una risorsa molto preziosa se non una via obbligata. Sta proprio nella sensibilita di questo artista trentino la capacita di riportare ognuno di noi ad interrogarci seriamente - ma sempre attraverso la soffice lana di una pecora, il caldo piumaggio di un gufo o l ’ intensita dei colori lignei – sulla spiritualita della natura e sulla felicita, quale innocenza primaria, di abitare un ’ animalita diffusa dell ’ esistere, che tende sempre all ’ alto, quasi a contrastare il globalizzante disagio della civilta moderna, gia prefigurato e descritto nella pesante eredita del padre della psicanalisi, Sigmund Freud. Ma e piu nelle suggestive immagini archetipiche junghiane che Paolo Vivian ci accompagna e ci immerge totalmente quando orienta le proprie creazioni plasmando veri e propri totem o animali straordinariamente accattivanti e misteriosi, dentro i quali forme e colori ci riportano in una atmosfera primordiale dove l ’ animalita anima un intenso nascere e prendere forma di percezioni, sensazioni, vissuti, ricordi, fantasie ed emozioni, che danno vitalita e respiro alle umane funzioni trascendenti. Scossi dalle abituali cronache di un ’ animalita malata e talvolta impazzita, lasciamoci dunque abbandonare alle provocatorie quanto necessarie immagini dell ’ artista, che con “ animal ” compie una pregevole azione sociale di vera cultura, che ci aiuta a far fluire il cosmico nel personale e liberare il personale nel cosmico.

Dr. Pierino Anesin, Psicologo e Psicoterapeuta.
presentazione

"Bottega d`artista"

Paolo Vivian ha cominciato lavorando il legno trovato,i legno polihromi, pasando poi ad altri materiali (lavorati da soli o assieme) come il ferro, il marmo, le pietre, e ultimamente, il bronzo. È uno scultore polivalente, vale a dire che si muove con agilità ispirandosi alle forme più diverse, dislocate diacromicamente nella storia e nelle culture apparentemente più lontane: un artista onnivoro. Tuttavia, se vai a verificare nel concreto, non lasciandoti distrarre dal suo "randagismo", scoppi che ha dei precisi modelli di culto /Brancusi, Picasso/; ha precise predilezioni. Sopratutto due: il verticalismo e l`archeologia della memoria.

Renzo Francescotti, critico d`arte
"Bottega d`artista", il libro, La casa editrice "Curcu&Genovese", Trento, Italia, 2009. p.146

“Fra Spirito e Memoria”

Il progetto di Paolo Vivian “Fra Spirito e Memoria” riunisce momenti diversi dell'attività creativa di due anni. L'intreccio, i titoli delle opere, gli elementi di richiamo reciproco suggeriscono un ambito tematico, l'intersezione tra due storie: Alchimia ( Homo Erectus; Aurora dello Spirito; I Cinque Elementi)  e  Figure di memoria ( Black Structure; Bar-code; Archeo-logo). Approdo finale e ritorno al principio è la soluzione dell'Arcano fra gioco, contemplazione e onomatopea: Dindele Dondele Campanò.
ALCHIMIA
HOMO ERECTUS
Esiste  una dimensione, rispetto al mondo naturale, che appartiene solo alla mente umana. Per darle un aspetto, occorrono oggetti performanti, cui si legano i processi di immaginazione. Il fuoco e la voce, elementi impalpabili e potenti, rappresentano lo spirito. Eccellente chiasmo manifestare il simbolo arcaico, l'energia, l'installazione moderna e primitiva.
AURORA DELLO SPIRITO è una performance nata in modo quasi casuale. Degli oggetti occorre fissare il ricordo con l'esperienza, impreziosirli con l'invenzione. Ecco come, semplicemente, l'immaginazione diventa memoria nella sua forma più sintetica, elementare.
I CINQUE ELEMENTI
C'è bisogno di ordine e di categorie. Acqua, Terra, Aria, Fuoco vengono ricondotti a una cosmologia antica. La quinta essenza, o “sostanza sottile”, è una forza sovrannaturale, che permette le relazioni fra gli elementi sensibili. È il livello più alto della conoscenza, quello che i sofisti chiamavano “fuoco dello spirito”.
FIGURE DI MEMORIA
BLACK STRUCTURE
La memoria artificiale non è una invenzione recente. Per moltissimo tempo sono state usate figure collocate in mappe immaginarie apprese a memoria. Poi la carta ha permesso di tracciare questi oggetti e di disegnarne i rapporti come case e strade su una isola ideale. Oggi ci sono le immagini in movimento, Virtual Reality e interattività. Le memorie hanno ancora bisogno di una geo-grafia di riferimento.
BAR-CODE
Il limite estremo della memoria artificiale è dato dal codice: codice a barre, tessera magnetica, circuito elettronico, algoritmi... Tolgono personalità, svuotano la realtà dall'imprevisto, dal possibile. Ci si chiede perché non permettere all'immaginario di appropriarsene. Le tonalità di colore, le linee giustapposte, le sfumature sono ingredienti della creatività.
ARCHEO-LOGO
La società è universale. Perciò si avverte intimamente il bisogno di trovare luoghi circoscritti di identità, spazi e oggetti domestici. E si cerca alle origini, fra i luoghi del ricordo e dei progenitori, come se un'esigenza arcaica vi si celasse.
DINDELE DONDELE CAMPANÒ
Multimedialità-intermedialità. Un semplice gesto suggerisce un suono puro, che a sua volta ricorda una forma precisa: quella della campana, il SIGNUM della tradizione per eccellenza, che da immagine della memoria diventa immagine dello spirito. È un riferimento circolare, che riporta la mente alla sua fonte, l'immaginazione. Dentro ci sono tutte le figure di memoria. Ludendo intellego.

Paolo Zammatteo, il critico d`arte
la presentazione, la mostra personale, la Sala Maier, Pergine Valsugana (TN), Italia, 2009

“Mitologia del legno”

Il lavoro dell`artista è fatto, prevalentemente di riduzione. Togliere dalla materia, modificarla in modo che si arrivi ad  un`essenzialità spuria in sintonia con la propria idea. Senza niente togliere alla concettualità che vuole imprimere al legno, partendo dalla storia arborea per arrivare a quella sociale e culturale.
Basta pensare soltanto a titoli come Totem o Nidi di memorie per capire quanto sia importante per lui il penetrare,lo scavare per ricavarne non un senso, ma il Senso.
Ovvia la scelta di pensare quindi per “strutture primarie”, per essenzialità, sintesi,riassunto. Incorporando nella lavorazione il significato di spiritualità oltre  alla consumata abilità artigianale, perché senza questa marcia in più l`opera non potrebbe uscire dal suo guscio di uovo deposto in attesa del grande evento. E questo lo si capisce del modo di vivere dell`artista che non è slegato dal modo di lavorare: i due elementi coincidono perfettamente ,nella consapevolezza che l`uomo raggiunge la perfezione con l`intensità  della devozione al compito che gli è proprio,lavorando cioè non solo per se stesso o per la sua gloria personale  ma per il bene dell`opera da compiere.
In  questo assomiglia tanto  e trova della affinità con l`arte primitiva e selvaggia. Il ciclo legato alle memorie d`Africa ne è soltanto un esempio, fatto di cromatismo, modularità, spontaneità, ordine, dando equilibrio e senso all`apparente casualità della compresenza di diversi elementi eterogenei.
Cosi come il Coniglio Gabon non è la mera rappresentazione di un coniglio africano. E`la messa in scena di una verticalità lignea che incarna tutti gli elementi formali e contenutistici dell`animale preso in considerazione: velocità, ritmo, perfezione, grazia, equilibrio, armonia e simmetria. Come se l`artista assieme agli stregoni africani, rimodellando l`oggetto, abbia voluto ricostruire le regole del loro universo, estirpando i fattori negativi, evidenziando quelli positivi. Secondo questa logica l`artista ricerca un ordine perfetto, mettendo in luce una bellezza del meccanismo che porta l`opera ad essere all`interno di una gerarchia della bellezza che deriva direttamente dalla creazione del mondo, ne fa parte, ne racchiude il rumore.
La versatilità  del suo operare nei conforti del materiale è il frutto della ricerca di soddisfazione dell`uso dell`opera stessa: essa serve a placare la curiosità per il mondo delle forme, della materia, delle loro ordini e di quelle delle cose, pensieri , modi di essere e di stare il mondo. Per questo si parla , a proposito di questi lavori , di sculture arcaiche. Non solo perché ne richiamano le forme ma anche il pensiero, quel pensiero libero da convenzioni, costrizioni, obblighi se non quelli che la materia impone e che la forma ricercata detta. Pur sapendo che nella “ riproduzione” archetipa delle forme, dei volumi e dei segni,non si può evocare che una parvenza accidentale di una cultura vivente lontana da noi. Ma ci aiuta a capire quello che eravamo, quello che abbiamo pero e quello che dovremo riguadagnare.
Ma nel far questo la strada tracciata dall`artista ha un sottofondo costante e poco appariscente: la spiritualità. E`un  sacro strano questo, fuori da ogni schema religioso ma profondo e sanguigno. Ed è questa sottile linea che lo fa scartare e differenziarsi da un`arte meccanica e ripetitiva per presentarsi come un`arte dell`anima e del cuore. Allora con quest`arte bisogna entrare in contatto diretto. Meditarla come racchiudesse un`antropologia dei sensi perché le cose non esistono in sé, sono sempre investite da uno sguardo, da un valore che le rende degne di essere percepite. La configurazione e il limite del dispiegamento dei sensi appartengono al tracciato del simbolico sociale. Sperimentare  il mondo per l`artista non significa intrattenere con esso un rapporto giusto o sbagliato, bensì percepirlo secondo la propria modalità    all`interno di una precisa esperienza culturale e artistica. In questa misura ogni percezione di un suo lavoro si pone al termine di uno sguardo o al termine di una esplorazione sensoriale che investa la storia dell`uomo. In questa misura , ogni percezione è una  comunicazione o una comunione , la ripresa o il compimento di un accoppiamento del nostro corpo totale con l`opera che si pone nostro cospetto. Scoprendo che in fin dei conti questi lavori “arcaici” non sono poi cosi tanto lontani dal nostro tempo, sia formalmente che  contenutisticamente.   Fanno parte di uno tessuto familiare , coerente, dove l`ardire del pensiero che soggiace alla loro costruzione deve tanto alla metafisica, al simbolo, alla metafora. Allo spirito.

Fiorenzo Degasperi, il critico d`arte

“Mitologia del legno”, monografia; Litodelta SAS, Scurelle (TN) , Italia, 2010, p.62

“Memoria & Materia”

Paolo Vivian si muove compiaciuto tra legno, pietra e vari cromatismi, inventa forme che hanno della memoria il carico più vitale, non quello doloroso o nostalgico. Vogliono certo, totemicamente, conservare tracce, ma pretendono anche in senso ludico di illuminare il presente, soprattutto il presente.

”Memoria dei sensi è presente
passato del futuro.
Futuro del passato.
Memoria e senso immediato”.

Così Giovanni Giudici, scomparso da poco, illumina il tipo di memoria che andiamo cercando per capire a fondo le “memorie colorate” di Vivian. Guardando le forme costruite dall’artista e in particolare quelle composte con “legno trovato” possiamo anche accennare al fatto che è il tempo perduto che illumina il presente e che come tale non è dunque mai perduto del tutto.
Il problema per ognuno di noi è quello di cogliere questo tempo, di non lasciarlo trascorrere nell’oblio e Paolo Vivian ci aiuta in questa delicata operazione mentale, certo contro l’oblio, ma nello stesso tempo contro la santificazione e la museificazione del passato. Determinante la dimensione giocosa, a volte ironica delle sue opere, delle sue costruzioni, che appaiono sempre in progress, mai in sostanza concluse, definite, quasi aspettassero il nostro intervento, per prolungarsi ulteriormente.

prof. Mario Cossali, il critico d`arte

“Memoria & Materia”, brochure, Comune di Villa Lagarina, Villa Lagarina (TN), Italia , 2011

“Cow Show”

Il lavoro di Paolo Vivian è una considerazione sulle forme della natura e le loro corrispondenze materiali e figurative. In una radura in cui pascolano le mucche prima di raggiungere i luoghi dell’alpeggio, l’artista colloca alcuni massi di pietra. Le pietre naturali che attraversano la storia della terra sono per l’artista come le nuvole che si formano e si disfano, anch’esse possono assumere forme che ricordano le sembianze di animali reali o fantastici. Le pietre rappresentano la materia terrena e corrispondono alla natura, le nuvole sono la parte spirituale e immateriale, eterea. Con un intervento sulle pietre, attraverso il loro posizionamento e l’aggiunta dei pezzi in ferro, l’artista rende riconoscibili presenze che prima si confondevano e passavano inosservate, creando un ponte tra la leggerezza del cielo e il peso della terra.

Francesca Piersanti, la curatrice
Ledro Land Art progetto, “Cow Show” , il testo critico, catalogo

“Bar Code”

Normalmente il codice a barre è un insieme di elementi grafici a contrasto, leggibili da un sensore a scansione, che si riferiscono a determinati dati che rimandano ad un prodotto specifico. Nel lavoro dell’artista italiano Paolo Vivian intitolato “Bar Code”  possiamo trovare svariati riferimenti e analogie . La sua opera è stata creata con pezzi di ferro che nel tempo si sono arrugginiti. La forma, il colore, la ruggine e la corrosione ricordano i tempi passati. Il codice a barre di Vivian è parte del suo interesse artistico nel campo della memoria collettiva sviluppato negli ultimi anni e fa parte di un ciclo di codici a barre, dove egli scopre nuove forme della memoria, le sue metamorfosi e i conseguenti rispecchiamenti nel comportamento umano. Questo lavoro di Vivian ha aspetti socio – politici ma il suo messaggio non ha un solo livello di comprensione. La sua cortina di ferro arrugginito è una matrice di memorie umane codificate, sensi e sogni. “Spesso noi chiudiamo le porte tra noi e il mondo senza ragioni, solamente per seguire modelli sociali e codici di comunicazione”, spiega Vivian. Lui gioca con le parole e ricerca un codice per la normalità. Le barriere codificate sforzano le relazioni umane. Gli spazi vuoti nella sua composizione e il cambiamento naturale del ferro sono un simbolo di speranza. La ruggine e la corrosione danno questa speranza. Noi siamo i prodotti dei nostri concetti e i nostri concetti sono prodotti della memoria collettiva. La corrosione può cambiare l’informazione e trasformare il codice in un decodificatore della barriera.
 
 Dora Doncheva - Bulart, la curatrice
“Paolo Vivian - L`Artista”, il catalogo, Bulart galleria, Varna, Bulgaria, 2012/2013

                                               
 
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